storie letterarie

Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.
storie letterarie

Forum Letterario gratuito dove vengono organizzati concorsi letterari, tornei, progetti editoriali, commenti e recensioni dei propri elaborati!..


    sé stessi cum piscitellis

    avatar
    Admin
    Admin


    Messaggi : 13
    Data di iscrizione : 10.10.11

    sé stessi cum piscitellis Empty sé stessi cum piscitellis

    Messaggio  Admin Lun Set 03, 2012 10:26 pm

    Torno addolorata da Santo Vito per la distruzione di tutti i gigli di sabbia (con posteggi e costruzioni di lidi sulla stessa sabbia) e trovo ancora in un forum che ho frequentato quella storia del <<sé>> allungata e divenuta brodosa e il brodo freddo sa di grasso, disgustosamente stantio.

    Vorrei raccontare una cosa:
    Un vecchio e solenne monastero era stato adibito dal buon Garibaldi a sede importantissima di un importantissimo ente pubblico. L’importanza era tale che, oltre a consentire per la sua importanza di usare due volte il superlativo assoluto, aveva due entrate. Al centro dell’atrio centrale era centrato un bell’arco seicentesco decentrato rispetto alla facciata esterna del palazzo, chiuso con un cancello anch’esso decentrato all’interno dell’arco menzionato che sorgeva dopo tre gradoni in marmo grigio, ampi, comodi, bellissimi con gli angoli magnificamente arrotondati. Il cancello si apriva nelle giornate dedicate alle solennità, anche così decentrato rispetto all’arco seicentesco, appena entravi ti trovavi subito una grande scritta, non ricordo però se era decentrata o centrata rispetto all’entrata decentrata:
    << Tu regere imperio populos, Romane, memento:
    hae tibi erunt artes, pacisque imponere morem,
    parcere subiectis et debellare superbos>>.
    E subito il petto si gonfiava di orgoglio, perbacco toccherà a me reggere le sorti del mondo! Meno male che me lo hanno scritto sull’imperitura pietra!

    L’altra entrata la trovavi appena girato l’angolo, ecco subito un portoncino alto e stretto, una scala con 21 gradini non meno alti e non meno stretti. Ai due lati vi erano i corrimano in ferro infissi al muro, sul pianerottolo di arrivo non c’erano scritte più o meno solenni, vi era la guardiola del sig. Mucera, nume tutelare e custode dell’immenso e severissimo edificio pubblico. La scala, era così stretta da permettere appena il passaggio di due persone affiancate, ma se volevi ed eri sola allargando le braccia potevi afferrarti ad entrambi i passamano. Non ho mai saputo il perché, ma il Sig. Mucera i corrimano li chiamava mancorrenti.

    Arrivava il giorno che finivi davanti un lungo tavolo ricoperto da un panno damascato purpureo. Dopo tante chiacchiere e tabacchiere di legno si alzava un signore di bianco pelo con una solenne barba bianco-sporco e cominciava la sua litania, non avevi bisogno di capire ciò che biascicava, lo sapevi già:
    << In nome di Sua Maestà Vittorio Emanuele III per grazia di Dio e volontà della nazione Re d’Italia, di Cipro e Gerusalemme io la nomino dottore in…>> è da dire che talvolta nel biascichio si udiva un <<…la dichiaro…>> al posto del <<… la nomino>>, ma il vecchio di bianco pelo non lo ammise mai, (in quegli anni Albania, Etiopia, Grecia erano al di là da venire).
    Battiti di mani, il vecchio di bianco etc. usciva da dietro il lungo tavolo e ti veniva davanti, faccia a faccia, ti prendeva per le spalle e ti baciava sulle guance, poi sostava, guardava la commissione, ti prendeva la testa tra le mani avvicinava la tua fronte alle sue labbra e schioccava un umido e rumoroso bacio in fronte, poi ti stringeva le mani e ti dava un rotolino piccolo piccolo chiuso da un nastro rosso per il Sig. Mucera, era l’autorizzazione tanto sognata.
    Voi direte che la cerimonia alta e solenne è finita, ecco adesso puoi andartene a festeggiare con parenti e amici… e no!
    La vera cerimonia deve ancora venire.
    Se vuoi essere e sentirti dottore devi consegnare il rotolino piccolo piccolo al sig. Mucera, poi devi afferrare saldamente i due corrimano o passamano nonché mancorrenti in ferro della scaletta secondaria alta e stretta con i gradini non meno alti e non meno stretti, devi curvarti e lasciare bene in vista le appiattite chiappe da anni di studio (…a furia di stare seduta a studiare ti devi fare i calli in quel posto come le scimmie…), aspetti… aspetti che il sig. Mucera apra il rotolino, legga ad alta voce :
    <<Signor Mucera butti fuori dall’Università questa signorina, non è una studentessa. Il Rettore>>.
    Il sig. Mucera con una calma esasperante arrotola la parte finale del calzone destro facendolo risalire sino al polpaccio, poi, nel massimo silenzio di tutti gli studenti urla:
    <<Fuori di qui>>
    E finalmente arriva il sospirato calcio nel culo che ti butta fuori dall’università. Arriva la gazzarra di voci, lo spumante stappato che ti buttano addosso e poi l’amico più caro che non ha i soldi per lo spumante e stappa una gazzosa…

    Poi passano cinquanta, settanta anni da quella data, e compare nelle tue notti uno strano sogno, hai preso il posto del sig. Mucera hai il diritto-dovere di buttare fuori dal mondo della cultura a calci nel culo certi personaggi.
    Nell’ultimo sogno il calcio, il famoso e potente calcio alla “Mucera” lo dai a quel presidente di commissione che pretende che sia considerato errore il <<sé stesso>> accentato, ma sia chiaro non ha il diritto a sostenersi al corrimano o passamano oppure mancorrente …venite avanti voi con le gazzose… festeggiamo… mi sveglio, è Don Benedetto che mi sveglia e dietro di lui il sorriso beffardo di Natalino con gli occhiali quasi sul finire del naso:
    - “… non lo sapete che chi entra in errore non lo ammette mai? Semmai inventa una scienza che copra il suo errore… ué Natalì queste a Napoli si chiamano ancora cazzità?”

    - “… professore … professore ... io sono valdostano non napoletano… ma non è stato lei a parlare di “scuola cavaiola”? Se non ricordo male queste le Sue testuali parole :
    << la locuzione "scuola cavaiola" vuol dire una scuola in cui non si istruisce e non si educa, dove si vedono indisciplina, chiasso, ottusità e ignoranza di maestri, asineria pervicace e prosperante di scolari"
    Mi sveglio di botto, non potei fare a meno di parlare con me stessa:
    <<…ma ragazza mia arrenditi, chi vuoi chiamare come testimone se coloro che sanno sono morti da cinquanta anni e chi non sa oggi è al potere… culturale… io spero nel San Gennaro di Don Benedetto affinché ci liberi dai flagelli culturali cavaioli>>.
    Mi ero scordata a dire che qualche tempo addietro ho letto nel quotidiano “the Economist” (2010, forse) un discorso molto semplice sul <<1968>>, quasi uno specchietto:
    • Negli USA è durato 6 mesi;
    • In Inghilterra il tempo di accorciare le gonne;
    • In Francia si è sfiorato l’anno;
    • In Italia non è ancora finito;
    • In Spagna è cessato con la salita al trono del re Borbone.

    Ecco gli inglesi sono più essenziali di noi e hanno centrato il problema. Noi italiani portiamo ogni cosa sino allo sfinimento. Si continua a discutere e porre in dubbio cose acclarate, giacché non abbiamo nulla di serio da fare rivediamo e correggiamo anche padre Dante…
    1970 – sessione di giugno - rammento benissimo, Università di Pisa, facoltà di Architettura, esame di U………. II, venti o ventuno giovani a bocca aperta assistere agli esami di un collega, (ma perché avete tutti la bocca aperta? <<perché il nostro è un esame collettivo, lui solo per nostra designazione sostiene l’esame per noi tutti, se lui prende trenta noi tutti prendiamo trenta, se lui viene invitato a ripetere l’esame, noi tutti ripeteremo l’esame>>).
    Questi signori del voto collettivo sono divenuti insegnanti e insegnano ciò che non sanno, ciò che scopiazzano (copia e incolla a tutta birra) da Internet o cose simili, non sono saliti al potere accademico in virtù di scienza e conoscenza ma di pedate nel culo del tutto politiche. Non hanno alcunché oltre l’appoggio politico, in loro stessi coltivano il Nulla.
    Che il <<sé stesso>> accentato sia considerato errore è semplicemente abominevole.
    Alla Normale di Pisa che qualcuno ha citato vi fu e vi è aspra battaglia, risolta all’Accademia dei Lincei con quanto pubblicato da Ceppellini nel 2007:



      La data/ora di oggi è Sab Apr 27, 2024 3:40 am