Io so bene che non è più tempo di parlare di Don Benedetto Croce. La maggior parte dei lettori sarà d'accordo con Don Abbondio e dirà senza curiosità né interesse, così per sola noia che sembra essere il leit motif di questo inizio di secolo: "...ma chi era costui?" . Non sarò certo io che cercherò di insegnare chi fosse Benedetto Croce né tantomeno intendo riesumare scuole filosofiche del passato anche se recentissimo. Io posso solo dire che era una persona dabbene. Come adesso non se ne incontrano più. Del fatto che fosse una persona dabbene forse se ne è perso il significato, cercherò di spiegarlo.
Nell'ottobre del 1944 un operaio che lavorava ai cantieri del porto per la fabbricazione di navi, guadagnava 30 lire al mese, un chilo di pane costava 1 lira. Improvvisamente la prefettura fissò il prezzo politico del pane a lire 3,40 al kg. Significava che nelle famiglie degli operai non si sarebbe più potuto mangiare del pane. Donne e Bambini, mogli e figli degli operai del porto. si riunirono davanti la prefettura di Palermo in via Maqueda all'angolo con via del bosco e di fronte a via Divisi, Palazzo Comitini, chiedendo la diminuzione del prezzo del pane. Qualcuno in prefettura ebbe paura ( tale Merlo commissario prefettizio) e chiamò l'esercito , esattamente arrivarono dei camion con truppa armata della Divisione Sabaudia, comandata da un tale tenente Lo Surdo. I soldati ebbero paura della folla oppure ricevettero apposito comando, certo è che spararono sulla folla e lanciarono delle bombe a mano. Morirono in circa 180 persone tra donne e bambini. La via Maqueda tra la via Divisi e la via del Bosco era un lago di sangue, occorsero due autobotti dei pompieri per lavare tutto quel sangue. Era il secondo governo Bonomi Ivanoe, ne facevano parte De Gasperi, Togliatti, Benedetto Croce.
Croce, ministro della Pubblica Istruzione , si dimise non voleva saperne di quell'inutile eccidio e voleva che venissero processati gli autori. Poichè l'ordine si acclarò era pervenuto personalmente da Bonomi , De Gasperi e Togliatti decisero di tacere e non fare sapere nulla alla nazione. Rimasero però in sella a comandare assieme a Bonomi. Anni dopo il processo ai militari venne svolto in Puglia e vennero tutti assolti per insufficienza di prove. (Ci sarebbe da dire che i militari prendono in consegna il munizionamento e che poi lo restituiscono ai magazzini, dunque sarebbe stato facile saper chi sparò e chi non sparò. Ma non si volle, si era nel 1944 e il nuovo stato italiano era ancora sul nascere).
Nel cortile del Palazzo Comitini che allora fungeva da Prefettura e che oggi è la sede della Provinvia c'è una targa che ricorda l'eccidio. Non si sa perché, in base a quale motivo i morti da 180 divennero 24.
Ecco cosa vuol dire essere un uomo dabbene. Croce lo era.
Era anche uno studioso, non voglio parlare di filosofia perché oggi la sua filosofia è contraddetta aspramente e fortemente criticata, intendo parlare degli "Aneddoti di varia letteratura " che egli scrisse.
Uno tra tanti mi è rimasto impresso: la sua illustrazione della locuzione "scuola cavaiola"
Ecco le testuali parole di Croce: << E' rimasta viva fino ai nostri giorni in Napoli la locuzione "scuola cavaiola", che vuol dire una scuola in cui non si istruisce e non si educa, dove si vedono indisciplina, chiasso, ottusità e ignoranza di maestri, asineria pervicace e prosperante di scolari"Temo di essere stato prolisso mi riservo quindi ad altra occasione di spiegare meglio il concetto di Don Benedetto.
Nell'ottobre del 1944 un operaio che lavorava ai cantieri del porto per la fabbricazione di navi, guadagnava 30 lire al mese, un chilo di pane costava 1 lira. Improvvisamente la prefettura fissò il prezzo politico del pane a lire 3,40 al kg. Significava che nelle famiglie degli operai non si sarebbe più potuto mangiare del pane. Donne e Bambini, mogli e figli degli operai del porto. si riunirono davanti la prefettura di Palermo in via Maqueda all'angolo con via del bosco e di fronte a via Divisi, Palazzo Comitini, chiedendo la diminuzione del prezzo del pane. Qualcuno in prefettura ebbe paura ( tale Merlo commissario prefettizio) e chiamò l'esercito , esattamente arrivarono dei camion con truppa armata della Divisione Sabaudia, comandata da un tale tenente Lo Surdo. I soldati ebbero paura della folla oppure ricevettero apposito comando, certo è che spararono sulla folla e lanciarono delle bombe a mano. Morirono in circa 180 persone tra donne e bambini. La via Maqueda tra la via Divisi e la via del Bosco era un lago di sangue, occorsero due autobotti dei pompieri per lavare tutto quel sangue. Era il secondo governo Bonomi Ivanoe, ne facevano parte De Gasperi, Togliatti, Benedetto Croce.
Croce, ministro della Pubblica Istruzione , si dimise non voleva saperne di quell'inutile eccidio e voleva che venissero processati gli autori. Poichè l'ordine si acclarò era pervenuto personalmente da Bonomi , De Gasperi e Togliatti decisero di tacere e non fare sapere nulla alla nazione. Rimasero però in sella a comandare assieme a Bonomi. Anni dopo il processo ai militari venne svolto in Puglia e vennero tutti assolti per insufficienza di prove. (Ci sarebbe da dire che i militari prendono in consegna il munizionamento e che poi lo restituiscono ai magazzini, dunque sarebbe stato facile saper chi sparò e chi non sparò. Ma non si volle, si era nel 1944 e il nuovo stato italiano era ancora sul nascere).
Nel cortile del Palazzo Comitini che allora fungeva da Prefettura e che oggi è la sede della Provinvia c'è una targa che ricorda l'eccidio. Non si sa perché, in base a quale motivo i morti da 180 divennero 24.
Ecco cosa vuol dire essere un uomo dabbene. Croce lo era.
Era anche uno studioso, non voglio parlare di filosofia perché oggi la sua filosofia è contraddetta aspramente e fortemente criticata, intendo parlare degli "Aneddoti di varia letteratura " che egli scrisse.
Uno tra tanti mi è rimasto impresso: la sua illustrazione della locuzione "scuola cavaiola"
Ecco le testuali parole di Croce: << E' rimasta viva fino ai nostri giorni in Napoli la locuzione "scuola cavaiola", che vuol dire una scuola in cui non si istruisce e non si educa, dove si vedono indisciplina, chiasso, ottusità e ignoranza di maestri, asineria pervicace e prosperante di scolari"Temo di essere stato prolisso mi riservo quindi ad altra occasione di spiegare meglio il concetto di Don Benedetto.